Il pensiero è che i valori che sono presenti quando si consegue la vittoria siano i valori che creano la vittoria. Nelle nebbie deformanti dell’euforia nazionale la negligenza morale e la sterilità ideologica che hanno condotto al conflitto non sono più viste come tali, né sono viste come continuanti nell’identità della nazione, perché quell’identità non è mutata, non ha subito alcuna purga rivoluzionaria nell’intestino o nella testa. Una guerra, con la sofferenza umana che l’accompagna, deve, quando quel male è inevitabile, essere fatta a pezzettini più degli edifici; deve infrangere le fondamenta del pensiero e ricreare. Solo così ogni individuo condivide il cataclisma e comprende lo scopo del sacrificio.
Wole Soyinka – “L’uomo è morto”
(Jaka Book, 1972, pag. 193)