Mi riusciva sempre più difficile districare il mondo della magia da quello che oggi chiamiamo l’universo della precisione. Ritrovavo personaggi che avevo studiato a scuola come portatori della luce matematica e fisica in mezzo alle tenebre della superstizione, e scoprivo che avevano lavorato con un piede nella Cabbala e l’altro in laboratorio. Stavo forse rileggendo la storia intera attraverso gli occhi dei nostri diabolici? Ma poi trovavo testi insospettabili che mi raccontavano come i fisici positivisti appena usciti dall’università andassero a pasticciare per sedute medianiche e cenacoli astrologici, e come Newton fosse arrivato alle leggi della gravitazione universale perché credeva che esistessero forze occulte (mi ricordavo delle sue esplorazioni nella cosmologia rosacrociana).
Mi ero fatto un dovere scientifico dell’incredulità, ma ora dovevo diffidare anche dei maestri che mi avevano insegnato a diventare incredulo.
Umberto Eco – “Il pendolo di Foucault”
(Bompiani, 1988, pag. 380)