La scienza manipola le cose e rinuncia ad abitarle. Se ne costruisce dei modelli interni e, operando su questi indici o variabili, le trasformazioni consentite dalla loro definizione, si confronta solo di quando in quando con il mondo effettuale. (…) Ma la scienza classica conservava il senso dell’opacità del mondo ed era il mondo che intendeva raggiungere con le sue costruzioni; (…) È necessario che il pensiero scientifico – pensiero di sorvolo, pensiero dell’oggetto in generale – si ricollochi in un “c’é” preliminare, nel luogo, sul terreno del mondo sensibile e del mondo lavorato. (…) In questa storicità primordiale, il pensiero allegro e improvvisatore della scienza imparerà a riancorarsi alle cose stesse e a se stesso, ridiventerà filosofia…
Maurice Merleau-Ponty – “L’occhio e lo spirito”
(Se, 1960, pag. 13-15)