Ivan Illich – “La convivialità”

  • di Vanina Sartorio

L’attuale sistema industriale, invece, trova nella sua dinamica la propria instabilità: è organizzato in funzione di una crescita indefinita e della creazione illimitata di nuovi bisogni che, nella cornice industriale, divengono ben presto necessità. Una volta divenuto dominante in una società, il modo di produzione industriale fornirà questo o quel bene di consumo, passerà da questa a quell’altra merce, ma non ammetterà limiti all’industrializzazione dei valori. Un simile processo di crescita esige dall’uomo una cosa assurda: trovare la propria soddisfazione nel piegarsi alla logica dello strumento.
Ora, la struttura della tecnica di produzione dà forma alle relazioni sociali. La richiesta che lo strumento fa all’uomo comporta un costo sempre più alto; è il costo dell’adattamento dell’uomo al servizio del suo strumento, rispecchiato dalla crescita del terziario nel prodotto globale.
Diventa sempre più necessario manipolare l’uomo per vincere la resistenza opposta dal suo equilibrio vitale alla dinamica industriale; e questa manipolazione prende la forma di molteplici terapie, pedagogica, medica, amministrativa. L’educazione produce consumatori competitivi; la medicina li mantiene in vita nell’ambiente attrezzato che è ormai loro indispensabile; e la burocrazia risponde alla necessità che il complesso sociale eserciti il suo controllo sugli individui applicati a un lavoro insensato. Che attraverso le assicurazioni, la polizia e l’esercito cresca il costo della difesa dei nuovi privilegi, è tipico della situazione connaturata a una società di consumo; è inevitabile che questa comporti due tipi di schiavi: gli intossicati e quelli che vorrebbero esserlo, ovvero gli iniziati e i neofiti.

Ivan Illich – “La convivialità”

(1973,  Edizioni Red!, pag.69)

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