Il conformismo

  • di Vanina Sartorio

“In prima media pesavo 40 chili e dimostravo sette anni. Mio padre, vedendomi portare lo zaino “Seven Double” che con la cerniera aperta mi sporgeva dalla schiena un metro e mezzo e pesava 15 chili, mi comprò un carrellino, di quelli che all’epoca usavano solo le donne anziane per portare la spesa. Quando mi recai a scuola per la prima volta con quello, varcato l’ingresso del cortile sentii subito su di me lo sguardo derisorio di 250 spietati ragazzini. Avvertii il sussurrare e il ridacchiare. Ricordo la pressione sul corpo di quegli sguardi e quei sussurri, come se si fossero intessuti in una cotta in maglia di ferro e qualcuno me l’avesse buttata sulle spalle. Dal giorno successivo, ogni mattina, uscita di casa, nascondevo il mio carrellino nella siepe del giardino e andavo a scuola piegata in due sotto il peso dello zaino stracolmo. Oggi gli zaini ce l’hanno incorporate le ruote e i miei figli si recano a scuola trascinando il trolley come se stessero partendo per le Canarie, a loro agio, nel rassicurante abbraccio della maggioranza. Sarà per questo che in fondo capisco che il conformismo, quando si è davvero diversi, quando ci si sente dalla nascita di appartenere alla minoranza, è un ammaliante canto di sirena al quale non è sempre facile sottrarsi.”

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