Bernays fu uno dei primi a capire che provocare paura nei confronti del comunismo e quindi manipolare le emozioni delle persone verso di esso, sarebbe stata una ricetta sicura per il successo di una ingegnerizzazione diffusa della pubblica opinione e per il controllo delle persone. Questa teoria era così potente che divenne un’arma vera e propria durante la Guerra Fredda. (…)
Il suo primo progetto internazionale è stato aiutare a progettare il rovesciamento da parte degli Stati Uniti del governo eletto dal popolo di Jacobo Arbenz in Guatemala. In quel periodo la United Fruit Company dei Rockfeller, d’intesa con altre élite finanziari americane e internazionali, possedeva gran parte del Guatemala, compreso il settanta per cento di tutte le terre coltivabili, le strutture di comunicazione, l’unica ferrovia e il porto commerciale, oltre a controllare gran parte delle esportazioni. Quando Arbenz cominciò ad esportare e a redistribuire la terra, Bernays sviluppò una massiccia campagna di propaganda che bollò Arbenz come comunista e nemico della democrazia, al punto che l’opinione pubblica americana sostenne una delle più marchiane violazioni dei diritti umani nella storia degli Stati Uniti. Questo modello si è rivelato talmente efficiente da essere stato riproposto in gran parte delle campagne di destabilizzazione condotte dagli USA negli anni a venire, ed è una delle principali cause dell’enorme scollamento tra ciò che gli americani credono che il loro governo abbia fatto e ciò che realmente portano a termine.
La tecnica di reductio ad Hitlerum, utilizzata contro Arbenz, combinata con le teorie di Gene Sharp sull’uso strategico dell’azione non violenta, costituiscono la base concettuale sulla quale poggiano interventi espliciti come le guerre per l’esportazione della democrazia e operazioni indirette per i “diritti umani”, come quelle a sostegno delle cosiddette Rivoluzioni colorate e delle Primavere arabe.
Giorgio Bianchi – “Governare con il terrore”
(2022, Meltemi Editore, pag. 28)