I cani guaiscono quando sentono arrivare il terremoto. Lo temono. Non è una festa: è la paura. Anche noi, a modo nostro, “guaiamo”. La differenza è forse nel fatto che quasi tutti i cani sentono arrivare il terremoto, mentre quasi tutti gli uomini non sentono un bel niente. Per cui, in genere, quelli che percepiscono il cambiamento più o meno imminente – e “guaiscono” a modo loro – vengono guardati da quasi tutti gli altri con disgusto, pena e persino odio.
Le Cassandre non hanno mai goduto di grande popolarità e forse la spiegazione sta nella nostra specificità umana.
Siamo conservatori. Un principio conservatore è presente in ogni organismo complesso. Non è l’unico principio di cui siamo costituiti, ma è molto forte. Se non ci fosse l’organismo complesso – parlo di organismi viventi – non potrebbe conservarsi. Noi esseri umani siamo molto complessi, quindi anche molto conservatori. Così può accadere, anzi accade quasi sempre, che non diamo troppo retta a quel tipo di sensazioni, di pensieri o di idee che possono turbare la continuità. Al punto che, spesso, queste “intrusioni del nuovo” proprio non le vediamo anche se sono evidenti.
(…) In verità, se allarghiamo ancora lo sguardo, vediamo che questo atteggiamento dell’Occidente non si è mai limitato alla sola Russia. Esso è stato applicato indistintamente nei confronti di tutto il resto del mondo. Una specie di mescolanza di superiorità e disprezzo, di paura dell’ignoto, dell’estraneo, del diverso. Ovvero quella suprema indifferenza del potente che decide di ignorare le aree, siano esse geografiche o culturali, dove il suo dominio non giunge. Qualcosa di simile all’hic sunt leones con cui l’Impero romano liquidava le regioni dell’Africa che non era ancora riuscito a conquistare o in cui non aveva avuto tempo e voglia di penetrare. Ma solo in attesa del momento – che certamente prima o poi sarebbe giunto – in cui avrebbe potuto e voluto farlo. Non è mai esistito impero che abbia avuto ambizioni limitate.
Giulietto Chiesa – “Putinfobia”
(2022, Piemme, pagg. 3,6)