Hitler ritiene che le ragioni della sua azione stiano in un passato lontano, in una saggezza magica da recuperare e nella quale sta la chiave del futuro. Se si stabilisce con chiarezza questo punto, le sue azioni appaiono coerenti. Egli si ritiene il depositario di doti particolari, il protagonista di un destino senza pari. L’approccio qui proposto non intende stabilire un rapporto tra questa personalità e l’intero partito o l’intera società tedesca, ma tra di essa e il gruppo di intellettuali di cui è stato descritto il processo formativo.
È in questa cerchia ristretta e sulla base di questa cultura che dal 1933 vengono prese decisioni fatali per la Germania e per l’Europa. Gli obiettivi sono quelli indicati dal Mein Kampf: la creazione di un’Eurasia dai confini orientali indefiniti. […]
Hess e i due Haushofer collaboreranno a questa strategia con un intreccio di geopolitica e astrologia. Himmler vuol trasformare le Ss in un ordine nel quale l’iniziazione si intreccia con la spietatezza. Anche coloro che al vertice nazista hanno una diversa formazione culturale, sono influenzati da quella di origine occultista. Goring, pragmatico, ha qualche condiscendenza per la teoria della terra cava degli emuli di Horbiger. Goebbels, espressione del nazismo “sociale” di Rohm e dei fratelli Strasser, si interessa di Nostradamus e degli astrologi. Persino il gelido von Ribbentrop si abbandona a fantasticherie a proposito del duca di Windsor.
Giorgio Galli – “Hitler e il Nazismo magico”
(1989, Rizzoli, pag. 145)