Alice Rivaz – “L’alfabeto del mattino”

  • di Vanina Sartorio

(…) la mamma mi annunciò che presto avremmo lasciato Clarens per andare a vivere a Losanna. Laggiù avremmo avuto una vita completamente nuova.

Aspettava una risposta, una reazione qualsiasi da parte mia; e siccome restavo muta, soggiunse:

– E’ a causa delle Idee-di-papà.
– Le mie idee, le mie idee… disse papà, ma le idee sono quello che importa di più per gli uomini… E’ per le idee che vale la pena di vivere… Altrimenti la vita non varrebbe la pena di essere vissuta…

E lasciando raffreddare il suo caffè nero, si mise a parlare a lungo, guardando ora la mamma, ora me, come se io fossi diventata una ragazza grande, capace di capire molte cose. Papà diceva che le idee erano come piccole luci accese nel cervello degli uomini, che permettevano loro di sondare le tenebre dell’ignoranza. Somigliavano anche a fonti di calore a cui ciascuno poteva scaldarsi il cuore. Le idee! Sì, ecco cosa era importante per gli uomini, che cosa faceva battere loro il cuore. A causa loro lottavano contro l’ingiustizia e a volte accettavano addirittura di morire. Certo, non erano tutte oro zecchino, oro colato o tutte luminose. C’erano idee basse o oscure. Altre erano di tutto riposo; restava solo da passarci la vita seduti sopra, comodamente istallati come su dei cuscini.

Alice Rivaz “L’alfabeto del mattino”

(1968,  Eldonejo, pag. 313)

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