E’ bene che il poeta, assetato di ombra e di cielo,
Spirito dolce e splendido, che irraggia chiarità,
Che innanzi a tutti cammina, illuminando chi dubita,
Cantore misterioso che trasalendo ascoltano
Le donne e i sognatori ed i saggi e gli amanti,
Diventi in certi istanti un essere terribile,
Talvolta, quando fantastica sul suo libro,
Ove ogni cosa culla, abbaglia, calma, carezza, inebria,
E l’animo a ogni passo trova polline per il suo miele,
E gli angoli più bui hanno luci celesti;
In mezzo a quell’umile ed alta poesia,
In quella pace sacra in cui cresce il fiore prediletto,
E si sentono scorrere le sorgenti ed i pianti,
E le strofe, uccelli dipinti di mille colori,
Volano cantando l’amore, la speranza e la gioia,
Occorre che, a tratti, si tremi, e si oda,
Di colpo, scuro, grave, tremendo per chi passa,
Dall’ombra un verso feroce uscire ruggendo!
Occorre che il poeta, il poeta dal seme fecondo,
Somigli alle foreste, verdi, fresche, profonde,
Piene di canti, amate dal sole e dal vento,
Incantevoli, in cui d’un tratto s’incontra un leone.